Varie forme di Parkinson

Come riconoscerle, terapie e trattamenti

Avere di fronte un neurologo che ci dice “Lei ha il Parkinson” non è proprio uno dei momenti migliori della nostrLe varie forme di Parkinsona vita, anche nel caso abbiamo convissuto con malattia per 8-12 anni prima che questa ci venisse diagnosticata.

Spesso dal neurologo ci viene prescritta una confezione di pasticche e veniamo mandati a casa poco dopo. E’ proprio qui che comincia la fase peggiore, in cui iniziamo a chiederci cosa accadrà più avanti: finirò su una sedia a rotelle? Dovrò lasciare il lavoro? Mi ritroverò respinto da tutto e da tutti? Questi e molti altri pensieri portano ad  una visione talmente negativa del proprio futuro che oltre il 50% dei parkinsoniani cade in depressione. Non è raro che questa, spesso accompagnata dal l’apatia, crei shock attorno a sé, finendo per sfaldare l’unità familiare.

E’ stato James Parkinson, un medico inglese considerato ‘’non convenzionale’’ per gli standard di oltre 200 anni fa, il primo a scrivere di questa condizione  in un documento chiamato “paralisi tremante” (condizione con tremore), basandosi sull’osservazione di alcuni individui. Quarant’anni dopo, un medico francese riesaminò questa patologia e ne estese la definizione e la portata anche ai sintomi non motori, suggerendo che venisse battezzata col nome “Parkinson”.

Questo termine oggi viene utilizzato per descrivere varie condizioni, da quella apparentemente più lieve come può esserlo una mano tremolante, alle più gravi come l’MSA (atrofia del sistema multiplo).

Il Parkinson fa parte di un sottoinsieme di Parkinsonismo molto distintivo, in quanto caratterizzato da una mancanza di dopamina nel soggetto affetto. Questo porta ad una reazione positiva alla somministrazione di Levodopa che, quando raggiunge il cervello, sostituisce la dopamina e ne fa le veci. Il verificarsi di questa situazione costituisce un buon indizio  che la diagnosi sia Parkinson. Nonostante i sintomi siano molto simili tra Parkinsonismi e Parkinson, una fondamentale differenza tra essi è proprio che spesso nei primi  il soggetto non trae alcun beneficio dalla Levodopa.

Parkinson classico

Proprio a causa dei diversi sintomi che si possono presentare col Parkinson, la dott.ssa Michele Hu (Regno Unito) lo ha descritto come un gruppo di diverse condizioni tutte rappresentate con un unico nome. In futuro troveremo una cura per il Parkinson, ma … a quale dei tanti?!

In effetti, ogni persona mostra sintomi diversi, e se ne contano più di 50! Dal tremore, alla disabilità cognitiva, il dolore, la rigidità, ecc… E ognuno di essi può essere più o meno predominante. Il più comune è la bradykinesia, la lentezza dei movimenti. Pertanto, partendo dal presupposto che nessuno ha la stessa manifestazione di sintomi, è ormai chiaro che le cure di Parkinson sono diventate una sfida multi-tasking.

Sebbene il Parkinson sia comunemente noto come ‘’malattia’’, il termine non è esattamente corretto e anzi risulta fuorviante: alcune persone preferiscono piuttosto definirla come l’accelerazione di una condizione pre -esistente, che tutti noi  in realtà abbiamo. Invecchiando, infatti, tutti sviluppiamo i sintomi di Parkinson, semplicemente alcuni di noi subiscono un’accelerazione nella naturale perdita di dopamina (i sintomi diventano apparenti quando ne abbiamo già perso il 70/80 % delle cellule). Nei prossimi vent’anni si stima che il numero di persone con Parkinson raddoppierà, e se qualcosa non viene fatto al riguardo questo metteràin difficoltà finanziaria  i governi a livello globale, e ne sovraccaricherà i sistemi sanitari. Proprio per questa futura ed inevitabile propagazione della condizione, il Dottor Bas Bloem ed altri come lui hanno confrontato il Parkinson ad un’epidemia.

Il farmaco “Levodopa”, in effetti, non lo cura; ha solo il compito di compensare la mancanza di dopamina nel nostro cervello.

Nonostante i diversi sintomi, il comune denominatore tra i parkinsoniani è proprio la mancanza di questa sostanza, essenziale per la neurotrasmissione (il movimento) ma influente anche su molti altri fronti. Essa infatti è una sostanza chimica che viene prodotta anche quando facciamo qualcosa che ci piace, ecco perchè la sua mancanza può aiutare a spiegare gli alti livelli di apatia e depressione registrati nelle persone con Parkinson.

Questa condizione ha come conseguenza che ad un certo punto la maggior parte dei parkinsoniani dovrà assumere Levodopa. Nel caso in cui a questa soluzione non corrispondensse alcuna risposta positiva, molti medici giungerebbero a una diagnosi di Parkinsonismo o MSA che, come il tremore della mano, somigliano a primo acchito al Parkinson.

La Levodopa è stata scoperta oltre cento anni fa, nel 1910, ed è stata utilizzata per la prima volta per trattare il Parkinson negli anni ‘60. Esatto, per tutto questo tempo abbiamo continuato ad usare lo stesso farmaco! La domanda che a molti sorge spontanea quando se ne parla è chiedere se esso sia effettivamente una medicina, nella malriposta credenza che quindi possa curare, immunizzare o far regredire il Parkinson. Ad oggi possiamo solo affermare con certezza che la Levodopa agisce come semplicemente sostituto della dopamina mancante. Non è una medicina in senso letterale, è più un trattamento palliativo.

“Parkinson  outcomes Project”, un’importante ricerca sulla qualità di vita delle persone con Parkinson, ha scoperto che quest’ultima è “direttamente correlata al loro umore.” In altre parole, non è il Parkinson in sè e per sè a distruggere la nostra qualità della vita, ma piuttosto le emozioni che ci provoca l’esserne affetti.

Nei prossimi dieci anni assisteremo all’arrivo di una serie di nuovi farmaci, in particolare quelli che modificano la malattia (DMD) rallentando o arrestandone la progressione, o quantomeno attenuandone i sintomi. Simon Stott della Trust  Cure di Parkinson ha recentemente scritto un articolo in cui ha dichiarato che negli ultimi 20 anni è stato condotto circa l’80% della ricerca sul Parkinson; questo fa sì che ci siano molte nuove possibilità percorribili ed un elenco in continua crescita di farmaci ora in sperimentazione.

La maggior parte dei parkinsoniani oggi vive sfiduciata, con paura e depressione, convinta che la ricerca scientifica sul Parkinson non sia sufficiente o che si arriverà troppo tardi ad una cura. Sembra che l’entusiasmo del mondo scientifico non si rifletta nelle menti delle persone che già vivono con questa condizione.

Ciò è dimostrato anche dal fatto che molti di noi sono riluttanti ad ammettere di avere Parkinson, quasi come se temessero di essere visti diversamente per questo, di essere considerati più deboli. Tuttavia, anche chi arriva per ultimo in una competizione riceve applausi, proprio perché ha scelto di combattere, di non arrendersi mai, ed è gra zie a questa determinazione che infine raggiunge il traguardo. Questo dovrebbe dimostrarci che chiunque affronti le avversità con determinazione è tutt’altro che debole. L’unico modo funzionale che i Parkinsoniani hanno di mantenere la loro qualità di vita è affrontare la realtà della sua esistenza, imparare a convivenci… e non arrendersi, mai.

Conoscere questa condizione e l’effetto che i farmaci hanno su chi la porta con sé, è essenziale se si vuole riprendere il controllo della propria vita. Affidarsi solo ed unicamente alla terapia farmacologica non è abbastanza: l’esercizio fisico e una mentalità positiva sono essenziali, insieme all’avere accanto a noi i nostri cari durante questo percorso tortuoso. Noi Parkinsoniani non siamo vittime. Le vittime non hanno possibilità di scelta. Al contrario, noi possiamo – e dobbiamo – mantenere una buona qualità di vita.

Il modo in cui vediamo il nostro Parkinson ha un enorme effetto sul modo in cui viviamo con il nostro Parkinson.

Il consiglio di Parkinson Europe e APTC è, in effetti, di non vivere nella speranza di una cura miracolosa, ma nella consapevolezza che il movimento, lo stile di vita e l’atteggiamento possono cambiare la qualità della nostra vita a partire da oggi.

Aver paura è assolutamente normale, l’essere umano teme naturalmente ciò che non conosce. Il Parkinson rappresenta, sotto molti punti di vista, l’ignoto, dato che larealtà su questa condizione è raramente spiegata in maniera completa e corretta. Si stima che circa l’80% di noi ottenga da Internet le informazioni sul Parkinson di cui disponiamo, ma sfortunatamente le fonti da cui le ricaviamo sono spesso inaffidabili. Per questo motivo, di seguito avrete a disposizione un elenco attraverso il quale potrete giungere ad informazioni affidabili ed accurate.

Alcuni dei sintomi classici di Parkinson

Sintomi classici Parkinson

Links utili per il Parkinson:

Cosè Parkinson https://www.parkinson.it/morbo-di-parkinson.html

Parkinson e la famiglia https://www.parkinson-italia.it/parkinson/il-parkinson-e-la-famiglia/

Parkinson semplificato https://www.terapiaparkinson.it/parkinson-semplificato/

Sintomi Parkinson – Tutto quello che c’è da sapere https://www.terapiaparkinson.it/sintomi_parkinson/

European Parkinson Therapy Center https://www.TerapiaParkinson.it

Link all’articolo sulla qualità della vita

https://www.terapiaparkinson.it/en/info-parkinson/four-pillars-parkinson-therapy/

 

Neo diagnosticati

Ci sono due interpretazioni possibili a questo termine: la più comune definisce coloro che hanno recentemente ricevuto la diagnosi, ma alcune cliniche con ‘’neo-diagnositcati’’ si riferiscono anche ai pazienti che hanno finalmente accettato il proprio Parkinson.

Essere un neo-diagnosticato è un termine di grande importanza per diversi motivi.

Accettare di avere il Parkinson il prima possibile (e non ignorare o fingere che esso non esista), ci garantisce di mantenere una maggiore qualità della vita perchè possiamo agire fin da subito. Se si ha la possibilità di frequentare centri come l’European Parkinson Therapy Centre, si ha anche la possibilità di comprendere meglio la natura di questa condizione, capire cosa ci aspetta e quindi di avere anche meno timore del Parkinson. E’ in queste strutture che potrete apprendere informazioni utilissime riguardo ad una corretta alimentazione, un funzionale esercizio fisico, la gestione dello stress, lo stile di vita e il grande impatto che essi hanno nella progressione della malattia. Sono tutti aspetti che ognuno di noi  può controllare (in certa misura) e che hanno un effetto importante sullo sviluppo del Parkinson, molto più importante e soggetti vo che per qualsiasi altra condizione.

L’European Parkinson Therapy Center (Eupath)  e Parkinson UK, seguiti poi dall’Oxford Brookes University, hanno condotto uno studio della durata di 8 anni attraverso un programma mensile in cui veniva fornita ad un gruppo una spiegazione sul Parkinson ed una seduta in cui i partecipanti potevano confrontarsi sulla loro esperienza con esso.  Un altro gruppo, il gruppo “placebo”, è stato semplicemente identificato e tenuto sotto controllo, senza che i suoi partecipanti partecipassero ad alcun tipo di sessione. Dopo 8 anni i gruppi sono stati confrontati ed è risultato che anche solo ricevendo spiegazioni ed opportunità di confronto il primo gruppo ha presentato un miglioramento nelle loro condizioni  di vita talvolta in maniera addirittura raddoppiata. Entrambe le sessioni venivano monitorate da parkinsoniani ma sono state ideate da importanti esperti collegati a EuPaTh.

Nei primi anni potreste non presentare sintomi significativi, ma le vostre azioni durante questo periodo avranno un enorme effetto su come affronterete il Parkinson nel lungo termine. Aumentare forza, flessibilità e capacità di movimento è essenziale. Più imparate su questa condizione, più sarà facile per voi  conviverci. Conoscetelo, non temetelo, e scoprite la verità sul Parkinson.

 

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Parkinson Avanzato

 

Alcuni neurologi definiscono automaticamente le persone con una diagnosi di 15 anni come Parkinsoniani in stadio Avanzato. Non sempre una classificazione di questo tipo è accurata.

L’European Parkinson Therapy Centre, come altri, ha avuto un buon successo nel rallentare la progressione della condizione e nel controllo dei sintomi , mantenendo le persone nella fase 3 nella Scala Hoen and Yahr. Il Parkinson avanzato rappresenta spesso la fase più complicata all’interno della condizione. Le sfide presentate in questo stadio possono consistere in fluttuazioni motorie, discinesia, una risposta imprevedibile o non percepita all’assunzione dei farmaci, cadute, demenza, allucinazioni, disturbi del sonno, depressione e psicosi. Un altro importante fattore può essere rappresentato dall’insorgere di eventuali condizioni secondarie, non collegate a Parkinson ma che vanno a complicarsi per via di esso, quali mal di schiena, malattie come la polmonite… i problemi possono quindi diventare multipli. La perdita dell’autonomia è un altro elemento cruciale, in quanto comporta perdere la propria libertà. E’ proprio in tutela di quest’ultima  che mi sento di rinnovare i consigli validi per i neo diagnosticati e la terapia delineata nel nostro protocollo (consultabile al link https://www.terapiaparkinson.it/info-parkinson/i-4-pilastri/ ).

E’ un dato di  fatto che voi possiate avere un ascendente importante su quanto il vostro Parkinson andrà a svilupparsi.

E’ altrettanto un dato di fatto che è possibile mantenere la propria autonomia  e qualità di vita se ci educhiamo su esso.

E’ un dato di fatto che tutti hanno una forma di Parkinson diversa gli uni dagli altri, ed è quindi inutile osservare e paragonarsi al prossimo, presumendo che le sue buone o cattive condizioni abbiano una rilevanza sul nostro caso.

Un altro fattore molto rilevante riguarda l’aumento della sensazione di affaticamento, che consiste in molto più che un semplice sentirsi assonnato. L’affaticamento può raggiungere livelli tali da risultare sopraffacente, e in tal caso un semplice accorgimento come prendersi brevi pause e riposarsi durante la giornata può aiutare molto.

Altro ancora è l’aumento dell’apatia legato alla diminuzione della dopamina che può dare origine a uno stato di generale disinteresse per tutto quello che ci circonda che andrebbe senza dubbio evitato.

L’insorgenza di entrambi questi sintomi può palesarsi in tempi brevi,  ma è stata osservata come più comune nel Parkinson avanzato.

 

Si tratta sempre di Parkinson, ma comprende tutta una casistica con diverse dinamiche. Una volta il Parkinson era percepito come una condizione delle persone anziane, motivo per cui l’insorgere del Parkinson sotto i 50 anni è considerato come Parkinson Giovanile. Ad oggi , purtroppo, stiamo assistendo ad una crescitadell’incidenza su persone al di sotto di questa soglia d’età: basti pensare che al nostro  centro abbiamo avuto persone di appena 23 anni!

In linea generale, il Parkinson giovanile tende ad essere più lieve rispetto ad un Parkinson che insorge in età avanzata. Per contro, i diagnosticati in giovane età devono fare i conti con la convivenza con questa condizione per un periodo molto più lungo, affrontare tutta una serie di sfide che coinvolgono te, la tua famiglia e chi ti circonda con largo anticipo, avere difficoltà ad essere in grado di superare ostacoli già di per sé difficili come la capacità di pagare un mutuo, ecc… Tutto questo è particolarmente devastante per una persona giovane. Personalmente, ho avuto la mia diagnosi di Parkinson quando avevo 42 anni (Parkinson Giovanile) e ad oggi, 18 anni dopo, il mio Parkinson è considerato “Avanzato”. Nonostante ciò sono sempre rimasto autonomo e continuo a mantenere un’intera giornata di lavoro nella mia quotidianità. Piccole cose che appaiono scontate ma che non lo sono per niente, se consideriamo i dati che abbiamo raccolto nelle nostre ricerche con Parkinson Europe, dimostranti che le persone generalmente smettono di lavorare dopo 4 anni e mezzo dalla diagnosi.

Le persone con diagnosi di Parkinson giovanile hanno maggiori probabilità di avere una storia familiare con una forte presenza di Parkinson, e una sopravvivenza più lunga. Nel loro caso si può assistere a:

  • Una progressione più lenta dei sintomi del Parkinson nel tempo;
  • Una minor probabilità di avere problemi cognitivi, quali la demenza;
  • Una maggior incidenza di effetti collaterali dati dai farmaci dopaminergici, come discinesie (movimenti involontari del corpo);
  • L’insorgere di altri problemi come le distonie (crampi e posture anormali, come l’arcuamento del piede).

In ultimo, è possibile evidenziare come coloro che ricevono la diagnosi di Parkinson in giovane età tendano ad assumere Levodopa in quantità eccessive in modo da migliorare le proprie prestazioni motorie e cognitive per continuare a lavorare e mantenere la propria autonomia.

 

Parkinsonismo è un termine usato per descrivere un gruppo di disturbi neurologici che condividono sintomi simili al “classico” Parkinson. Questi sintomi includono tremori, rigidità muscolare, movimento lento e compromissione dell’equilibrio. La causa più comune del Parkinsonismo è proprio la malattia di Parkinson, ma ci sono altre condizioni che possono anche portare al Parkinsonismo, come l’atrofia del sistema multiplo, la paralisi supernucleare progressiva, e in alcuni casi anche l’assunzione di medicinali.

Sintomi e cause

I sintomi principali del parkinsonismo includono tremori, bradykinesia (lentezza del movimento), rigidità e instabilità posturale. Questi sintomi sono causati dalla degenerazione dei neuroni responsabili della produzione di dopamina nel cervello. La malattia di Parkinson è la causa più nota dell’insorgere dei Parkinsonismi ed è caratterizzata dall’accumulo di depositi anormali di proteine nel cervello chiamati corpi di Lewy. Altre cause di Parkinsonismo possono includere l’assunzione di alcuni farmaci, traumi cranici, ictus o altre condizioni neurologiche.

Diagnosi e trattamento

Parkinsonismi

La diagnosi di Parkinsonismo comporta una revisione completa della nostra storia medica, un esame fisico e talvolta diagnostica per immagini come scansioni MRI o TC. Non esiste un test specifico per il Parkinsonismo, quindi la diagnosi si basa spesso sulla presenza di sintomi caratteristici. Il trattamento mira ad alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita – farmaci come Levodopa e Carbidopa possono aiutare a gestire i sintomi motori, mentre la terapia fisica, la terapia occupazionale e la logopedia possono essere utili nella gestione dell’avanzamento della condizione.

Prognosi e ricerca

La prognosi per gli individui con Parkinsonismo varia a seconda della causa sottostante. Mentre la malattia di Parkinson è una condizione progressiva senza cura, la sua stessa progressione può essere gestita grazie a farmaci e terapia. La ricerca sul Parkinsonismo e sui disturbi ad esso correlati continua a far avanzare la nostra comprensione di queste condizioni e può portare a migliori trattamenti in futuro.

In conclusione, il Parkinsonismo comprende un gruppo di disturbi neurologici caratterizzati da sintomi simili a quelli osservati nel Parkinson. Può essere causato da varie condizioni sottostanti e richiede un’attenta diagnosi e gestione per affrontare il suo impatto sulla vita di chi ne riceve la diagnosi.

 

Parkinson Plus

Parkinson Plus, noto anche come parkinsonismo atipico, si riferisce a un gruppo di disturbi neurodegenerativi che condividono alcuni sintomi col Parkinson classico. In aggiunta agli ora ben conosciuti tremori, rigidità e bradicinesia, abbiamo in questo caso delle caratteristiche aggiuntive che non sono generalmente osservate, come deficit neurologici. Il termine “Parkinson Plus” comprende diversi disturbi distinti, tra cui l’atrofia del sistema multiplo (MSA), la paralisi sopranucleare progressiva (PSP), la degenerazione corticobasale (CBD) e la demenza con corpi Lewy (DLB). Queste condizioni sono molto più complicate del Parkinson e possono portare a un rapido declino della salute mentale e fisica nell’individuo. La loro mancanza di risposta ai medicinali lascia poco spazio al trattamento e per questo motivo la terapia del movimento è essenziale.

 

L’atrofia del sistema multiplo (MSA) è un disturbo neurologico raro e progressivo che colpisce il sistema nervoso autonomo e il movimento, portando a problemi di equilibrio, coordinazione e funzioni automatiche come il controllo della pressione sanguigna, la funzione della vescica e la digestione.

Tipi di atrofia multisistemica

Esistono due tipi principali di atrofia multisistemica: MSA con parkinsonismo predominante (MSA-P) e MSA con atassia cerebellare predominante (MSA-C). MSA-P è caratterizzato da sintomi simili a quelli del Parkinson (tremori, rigidità e movimento lento). D’altra parte, MSA-C coinvolge principalmente i sintomi legati alla coordinazione e all’equilibrio, somigliando più a quelli dell’atassia cerebellare.

Sintomi

I sintomi dell’atrofia multisistemica possono variare ampiamente tra diversi individui ma generalmente includono:

  1. Sintomi motori: tra cui rigidità muscolare, tremori, movimenti lenti, difficoltà a camminare e scarsa coordinazione.
  2. Sintomi autonomi: problemi con la regolazione della pressione arteriosa, il controllo della vescica, la digestione e la regolazione della temperatura corporea.
  3. Altri sintomi: le persone con MSA possono anche sperimentare disturbi del sonno, difficoltà respiratorie e compromissione delle capacità cognitive.

 

La causa esatta dell’atrofia a più del sistema non è completamente compresa. Tuttavia, si ritiene che implichi l’accumulo di una proteina chiamata alfa-sinucleina nel cervello, che porta a danni nel sistema nervoso. I fattori genetici possono anche svolgere un ruolo in alcuni casi.

Diagnosi

La diagnosi per l’atrofia multisistemica può rivelarsi impegnativa a causa della sua somiglianza con altri disturbi neurodegenerativi e implica spesso una revisione completa della propria storia medica, un esame neurologico, diagostica tramite scansioni MRI o PET e talvolta test specifici come  quelli sulla funzionalità autonomica.

Trattamento

Attualmente, non esiste una cura per l’atrofia multisistemica. Il trattamento si concentra quindi sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della propria qualità di vita. I farmaci possono essere prescritti per alleviare i sintomi specifici quali difficoltà di movimento, bassa pressione sanguigna, ecc. Le modifiche apportate da una corretta terapia fisica e da un sano stile di vita possono aiutare a gestire la natura della condizione.

Prognosi

La prognosi per gli individui con atrofia multisistemica varia da persona a persona, ma generalmente comporta un progressivo declino funzionale nel tempo. L’aspettativa di vita media dopo la diagnosi è di circa 6-10 anni.

In conclusione, l’MSA è un disturbo neurologico complesso che colpisce sia il movimento che le funzioni autonomiche. Il suo impatto sugli individui può essere profondo, richiedendo un approccio a 360 gradi nell’applicazione di strategie per affrontare la sua vasta gamma di sintomi.

La degenerazione corticobasale (CBD) è un raro disturbo neurodegenerativo che colpisce sia il movimento che la cognizione. È caratterizzato dal progressivo deterioramento delle cellule nervose in alcune aree del cervello, che porta ad una serie di sintomi impattanti sulla qualità della vita dell’individuo.

La CBD presenta in genere una combinazione di disturbi del movimento (rigidità, lentezza e tremori), che inizialmente possono influenzare prevalentemente un lato del corpo ma possono eventualmente diffondersi su entrambi i lati. Queste difficoltà di movimento sono spesso accompagnate da menomazioni cognitive, problemi di linguaggio, memoria e funzioni esecutive.

Non è esattamente compreso, ad oggi, quale sia la causa esatta della CBD, ma si ritiene che implichi l’accumulo di anomali proteine tau nel cervello, fattore che causa un’interruzione nella normale funzione cellulare e porta poi alla degenerazione del tessuto cerebrale. I meccanismi specifici alla base di questo accumulo di proteine sono un’area di ricerca in corso.

Anche la diagnosi di CBD può rivelarsi impegnativa a causa dei suoi sintomi sovrapposti e simili ad altre condizioni neurodegenerative, come il Parkinson e la paralisi supernucleare progressiva. Una diagnosi definitiva richiede spesso una combinazione di valutazione clinica, studi di neuroimaging e talvolta esame post mortem del tessuto cerebrale.

Attualmente non esiste una cura per la CBD e il suo trattamento si concentra principalmente sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della qualità della vita. Ciò può comportare un approccio multidisciplinare che include terapia fisica, logopedia, farmaci per alleviare le difficoltà del movimento e il sostegno alle menomazioni cognitive.

Poiché essa è una condizione complessa e abbastanza rara, gli sforzi della ricerca in corso mirano più che altro a comprenderne meglio i meccanismi sottostanti, migliorare le tecniche diagnostiche e sviluppare terapie mirate per affrontare le sfide specifiche affrontate dalle persone colpite da questo disturbo.

In sintesi, la degenerazione corticobasale (CBD) è un raro disturbo neurodegenerativo caratterizzato da una combinazione di di sfunzioni a livello motorio e cognitivo. Mentre la sua causa esatta rimane da appurare, la ricerca in corso mira a migliorare i metodi diagnostici e sviluppare trattamenti efficaci per questa condizione tanto impegnativa.

 

La demenza con i corpi di Lewy (DLB) è un disturbo neurologico progressivo che condivide i suoi sintomi con Parkinson e Alzheimer, e dopo quest’ultima è la seconda forma più comune di demenza degenerativa. La DLB è caratterizzata dalla presenza di depositi di proteine anormali nel cervello, chiamati corpi di Lewy, che possono portare a un declino del pensiero, del ragionamento e delle funzioni indipendenti.

Sintomi:

I sintomi della demenza con i corpi di Lewy possono variare ampiamente da persona a persona, ma spesso includono:

  1. Cognizione fluttuante: da un momento all’altro, le persone con DLB possono sperimentare variazioni nella loro attenzione e lucidità.
  2. Allucinazioni: si tratta generalmente di allucinazioni visive dettagliate e ben formate che spesso riguardano persone o animali.
  3. Parkinsonismi: molte persone con DLB sviluppano sintomi simili a quelli del Parkinson, come un cammino strascicato, rigidità e tremori.
  4. Disturbi del sonno: questa condizione fa sì che spesso le persone agiscano fisicamente, rispondendo a quanto stanno facendo all’interno dei loro sogni.
  5. Cambiamenti cognitivi: questi possono includere problemi con le funzioni esecutive, l’attenzione e le capacità visive-spaziali.

 Diagnosi:

La diagnosi della demenza con i corpi di Lewy può essere una sfida perché i suoi sintomi si sovrappongono ad altre condizioni come la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson. Una valutazione completa da parte di un neurologo o di uno psichiatra geriatrico è in genere necessaria per fare una diagnosi accurata. Questa valutazione può includere una storia medica completa, un esame fisico, un test cognitivo e talvolta studi di imaging cerebrale.

Trattamento:

Non esiste una cura per la demenza con i corpi di Lewy, ma il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi. I farmaci usati per trattare la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson possono essere prescritti per aiutare a gestire i sintomi cognitivi e di movimento. Inoltre, interventi non farmacologici come terapia fisica, terapia occupazionale e logopedia possono essere utili nella gestione delle menomazioni funzionali associate al DLB.

Prognosi:

La progressione della demenza con i corpi di Lewy varia da persona a persona. In media, le persone vivono circa 5-7 anni dopo l’inizio dei sintomi, sebbene ciò possa variare da 2 a 20 anni a seconda di vari fattori come l’età all’inizio e la salute generale.

La demenza con corpi di Lewy è un disturbo neurodegenerativo complesso che presenta sfide uniche sia per i pazienti che per i caregiver a causa della sua combinazione di sintomi cognitivi, motori e psichiatrici.

 

Introduzione a PSP Parkinson

PSP, o paralisi sopranucleare progressiva, è un raro disturbo neurologico che appartiene al gruppo di disturbi parkinsoniani. È una condizione progressiva che colpisce principalmente i gangli della base del cervello, con conseguenti vari sintomi motori e non motori. Questo saggio fornirà una panoramica dettagliata di PSP Parkinson, le sue cause, i sintomi, la diagnosi e le opzioni di trattamento.

Cause di PSP Parkinson

La causa esatta di PSP Parkinson rimane sconosciuta. Tuttavia, la ricerca suggerisce che può comportare una combinazione di fattori genetici e ambientali. In alcuni casi, specifiche mutazioni genetiche sono state collegate allo sviluppo di PSP, ma queste sono considerate rare. I fattori ambientali, come l’esposizione a tossine o lesioni alla testa, potrebbero anche svolgere un ruolo nell’insorgenza della malattia.

Sintomi di PSP Parkinson

I sintomi di PSP Parkinson si sviluppano in genere gradualmente nel tempo, con la progressione della malattia che varia da persona a persona. Alcuni sintomi comuni includono:

  1. Problemi di equilibrio e coordinamento: i pazienti con PSP spesso presentano difficoltà nel mantenere l’equilibrio e la camminata, il che può portare a cadute.
  2. Problemi di movimento degli occhi: i movimenti oculari compromessi, come lo sguardo ridotto verso l’alto e i problemi con movimenti oculari di ricerca fluidi, sono caratteristici della PSP.
  3. Cambiamenti cognitivi: i pazienti possono sperimentare perdite di memoria, difficoltà con la pianificazione e l’organizzazione e i cambiamenti nella personalità o nel comportamento.
  4. Difficoltà del linguaggio: linguaggio confuso, volume del linguaggio ridotto e difficoltà di deglutizione sono questioni comuni legate al linguaggio in PSP.
  5. Cambiamenti dell’umore: la depressione e l’ansia sono spesso osservate negli individui con PSP.

Diagnosi di PSP Parkinson

 

La diagnosi di PSP può essere impegnativa a causa dei sintomi sovrapposti con altri disturbi parkinsoniani. Un neurologo in genere conduce un esame fisico approfondito, rivede la storia medica del paziente e valuta i loro sintomi. Possono anche essere eseguiti test diagnostici, come l’imaging cerebrale (MRI o le scansioni TC), gli esami del sangue e le valutazioni neurologiche per escludere altre condizioni neurologiche.

Opzioni terapeutiche per PSP Parkinson

Al momento non esiste una cura per la PSP, ma varie opzioni di trattamento possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita del paziente. Questi includono:

  1. Farmaci: farmaci come levodopa, agonisti della dopamina e farmaci anticolinergici possono aiutare ad alleviare alcuni sintomi motori.
  2. Terapia fisica: la terapia fisica regolare può aiutare a mantenere forza, equilibrio e mobilità.
  3. Terapia occupazionale: la terapia occupazionale può aiutare i pazienti ad adattarsi alle attività quotidiane e mantenere l’indipendenza.
  4. Speciatura: la logopedia può aiutare ad affrontare le difficoltà di linguaggio e deglutizione.
  5. Riabilitazione cognitiva: la riabilitazione cognitiva può aiutare i pazienti a compensare i cambiamenti cognitivi e mantenere le loro capacità mentali.

In sintesi, Parkinson Plus si riferisce a un gruppo di disturbi neurodegenerativi che presentano caratteristiche parkinsoniane insieme a ulteriori deficit neurologici. Queste condizioni includono atrofia del sistema multiplo (MSA), paralisi supraucleare progressiva (PSP), degenerazione corticobasale (CBD) e demenza con corpi di Lewy (DLB). Mentre condividono alcune somiglianze con il morbo di Parkinson, hanno caratteristiche distinte e richiedono approcci di gestione specifici.

 

Il parkinson vascolare è un disturbo neurologico che deriva dalla compromissione del flusso sanguigno in alcune regioni del cervello, in particolare dai gangli della base. Questa condizione è caratterizzata dalla presenza di sintomi motori e non motori, che possono includere tremori, rigidità muscolare, bradicinesia e instabilità posturale. È importante differenziare il parkinson vascolare da altre condizioni legate al Parkinson, come la malattia idiopatica di Parkinson e il parkinsonismo.

Il parkinson vascolare è spesso causato da malattie cerebrovascolari, come colpi o malattie dei vasi di piccole dimensioni, che possono portare alla degenerazione delle cellule cerebrali e all’interruzione dell’afflusso di sangue al cervello. Questo, a sua volta, influisce sul normale funzionamento dei gangli della base, un gruppo di nuclei responsabili del controllo motorio, della cognizione e della regolazione delle emozioni.

I sintomi del parkinson vascolare possono variare notevolmente a seconda della posizione e della gravità delle lesioni vascolari. In alcuni casi, i sintomi possono assomigliare a quelli della malattia idiopatica di Parkinson, mentre in altri casi possono essere più gravi o progressivi. È fondamentale per i professionisti medici distinguere tra le due condizioni per garantire un trattamento e una gestione adeguati.

Nella gestione del parkinson vascolare, possono essere impiegati vari approcci terapeutici, come farmaci, fisioterapia, terapia occupazionale e logopedia. In alcuni casi, può essere considerato un intervento chirurgico, sebbene sia meno comune rispetto alla malattia idiopatica di Parkinson.

In conclusione, il parkinson vascolare è un disturbo neurologico complesso che deriva da un flusso sanguigno alterato al cervello, in particolare i gangli della base. È fondamentale per i professionisti medici distinguere tra Parkinson vascolare e altre condizioni relative al Parkinson per garantire un trattamento e una gestione adeguati. Comprendendo la patofisiologia sottostante, i criteri diagnostici e le potenziali opzioni di trattamento, gli operatori sanitari possono servire meglio i pazienti con Parkinson vascolare e aiutarli a raggiungere i migliori risultati possibili.

In sintesi, Parkinson Plus si riferisce a un gruppo di disturbi neurodegenerativi che presentano caratteristiche parkinsoniane insieme a ulteriori deficit neurologici. Queste condizioni includono atrofia del sistema multiplo (MSA), paralisi supraucleare progressiva (PSP), degenerazione corticobasale (CBD) e demenza con corpi di Lewy (DLB). Mentre condividono alcune somiglianze con il morbo di Parkinson, hanno caratteristiche distinte e richiedono approcci di gestione specifici.

 

La malattia di Parkinson è un disturbo progressivo del sistema nervoso che colpisce il movimento. Sebbene attualmente non esiste una cura per Parkinson, ci sono diversi trattamenti disponibili per aiutare a gestire i suoi sintomi. Gli ultimi trattamenti per il Parkinson includono farmaci, interventi chirurgici e terapie emergenti.

Farmaci attuali

Diversi farmaci sono comunemente usati per gestire i sintomi della malattia di Parkinson. Levodopa, spesso combinata con Carbidopa (Sinemet), è uno dei farmaci più efficaci per controllare i sintomi motori di Parkinson, come tremori e rigidità. Altri farmaci, tra cui agonisti della dopamina come il pramipexole (mirapex) e il ropinirole (Requisip), possono anche essere prescritti per aiutare a gestire i sintomi. Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove formulazioni e metodi di consegna per i farmaci esistenti per migliorare la loro efficacia e ridurre gli effetti collaterali.

Ultimi trattamenti per il Parkinson

 

Al momento non esiste una cura per la PSP, ma varie opzioni di trattamento possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita del paziente. Questi includono:

  1. Farmaci: farmaci come levodopa, agonisti della dopamina e farmaci anticolinergici possono aiutare ad alleviare alcuni sintomi motori.
  2. Terapia fisica: la terapia fisica regolare può aiutare a mantenere forza, equilibrio e mobilità.
  3. Terapia occupazionale: la terapia occupazionale può aiutare i pazienti ad adattarsi alle attività quotidiane e mantenere l’indipendenza.
  4. Speciatura: la logopedia può aiutare ad affrontare le difficoltà di linguaggio e deglutizione.
  5. Riabilitazione cognitiva: la riabilitazione cognitiva può aiutare i pazienti a compensare i cambiamenti cognitivi e mantenere le loro capacità mentali.

Interventi chirurgici

Per le persone con malattia di Parkinson avanzata i cui sintomi non sono adeguatamente controllati con i farmaci, si possono prendere in considerazione gli interventi chirurgici. La stimolazione cerebrale profonda (DBS) è una procedura chirurgica che prevede l’impianto di elettrodi in aree specifiche del cervello per aiutare a regolare l’attività cerebrale anormale associata ai sintomi di Parkinson. Questo trattamento ha dimostrato risultati promettenti nel migliorare la funzione motoria e nel ridurre le complicanze correlate ai farmaci in alcuni pazienti.

L’ecografia focalizzata può essere usata per coloro che hanno tremore a riposo

Terapie emergenti

I ricercatori esplorano continuamente nuove terapie e approcci terapeutici per la malattia di Parkinson. Alcuni degli ultimi sviluppi in questo settore includono:

Terapia genica: gli approcci sperimentali di terapia genica vengono studiati come potenziali trattamenti per la malattia di Parkinson. Queste terapie mirano a modificare l’attività di geni specifici coinvolti nella progressione della malattia.

Terapia delle cellule staminali: la ricerca sulle cellule staminali promette di sviluppare trattamenti rigenerativi per la malattia di Parkinson. Gli scienziati stanno esplorando l’uso di cellule staminali per sostituire i neuroni danneggiati e ripristinare la normale funzione cerebrale in soggetti con Parkinson.

Immunoterapia: gli approcci immunomodulanti vengono studiati come potenziali strategie per modificare la risposta immunitaria nella malattia di Parkinson, rallentando potenzialmente la sua progressione.

Oltre a questi trattamenti specifici, la ricerca in corso sui meccanismi sottostanti della malattia di Parkinson sta contribuendo a una migliore comprensione della condizione, che può portare a terapie più mirate ed efficaci in futuro. Questo ha già portato a un modo per testare per Parkinson usando il liquido spinale o solo un campione di sangue.

È importante che le persone con malattia di Parkinson lavorino a stretto contatto con gli operatori sanitari per determinare il piano di trattamento più appropriato in base ai loro sintomi e bisogni unici.

Ricerca alfa-sinucleina

è una proteina che è abbondante nel cervello umano, in particolare nei terminali presinaptici dei neuroni. Ha un ruolo nella regolazione del rilascio di neurotrasmettitori. Nella malattia di Parkinson, esiste un accumulo di anormale proteina alfa-sinucleina sotto forma di corpi di Lewy, che sono caratteristiche caratteristiche patologiche della malattia. Si ritiene che questo accumulo contribuisca alla degenerazione dei neuroni dopaminergici nella regione del cervello della sostantia nigra, portando ai sintomi motori associati alla malattia di Parkinson.

Si pensa che l’aggregazione anormale dell’alfa-sinucleina interrompa i normali processi cellulari e contribuisca alla disfunzione neuronale e alla morte. Questo processo è legato allo sviluppo della malattia di Parkinson e ad altri disturbi neurodegenerativi noti come sinucleinopatie.

La ricerca sull’alfa-sinucleina e il suo ruolo nella malattia di Parkinson hanno portato a una migliore comprensione dei meccanismi sottostanti della condizione. Ha anche aperto i viali per potenziali interventi terapeutici volti a prendere di mira l’aggregazione e la tossicità alfa-sinucleina.

Comprendere la patologia alfa-sinucleina è diventato un obiettivo chiave nella ricerca sulla malattia di Parkinson, con sforzi in corso per sviluppare trattamenti che possono modulare i livelli di alfa-sinucleina o prevenire la sua aggregazione anormale. Mentre sono stati fatti molti progressi, sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire completamente la complessa interazione tra la patologia del malattia di Alpha-Synuclein e Parkinson.

Panoramica della terapia

Negli ultimi 20 anni fa la terapia sintomatica farmacologica era l’unica pilastro o trattamento. Simon Stott (Cure Parkinson Scientific Director di Cure Parkinson ha dichiarato che l’80% della ricerca è stato condotto negli ultimi 20 anni).

Oggi abbiamo 4 pilastri (link 4 pilastri a https://www.terapiaparkinson.it/en/info-parkinson/four-pillars-parkinson-therapy/) tutti provati e messi insieme hanno un impatto notevole sulla qualità della vita.

Questo include la terapia di movimento specifica di Parkinson

Terapia dello stile di vita, nutrizione, rimanere attivi, essere positivi, evitare la trappola dell’ansia da paura e molto altro ancora. Molte di queste terapie sono state sviluppate nel nostro centro.

In un futuro non così lontano possiamo aspettarci a lungo rilascio levodopa cardiodopa (sintomatico) e monitoraggio di farmaci o procedure di modifica dei momenti.

 

 

 

 

L’autore Alexander Reed

Fondatore e direttore dell’European Parkinson Therapy Centre

Info Utili per te

Varie forme di Parkinson

Come riconoscerle, terapie e trattamenti

Avere di fronte un neurologo che ci dice “Lei ha il Parkinson” non è proprio uno dei momenti migliori della nostrLe varie forme di Parkinsona vita, anche nel caso abbiamo convissuto con malattia per 8-12 anni prima che questa ci venisse diagnosticata.

Spesso dal neurologo ci viene prescritta una confezione di pasticche e veniamo mandati a casa poco dopo. E’ proprio qui che comincia la fase peggiore, in cui iniziamo a chiederci cosa accadrà più avanti: finirò su una sedia a rotelle? Dovrò lasciare il lavoro? Mi ritroverò respinto da tutto e da tutti? Questi e molti altri pensieri portano ad  una visione talmente negativa del proprio futuro che oltre il 50% dei parkinsoniani cade in depressione. Non è raro che questa, spesso accompagnata dal l’apatia, crei shock attorno a sé, finendo per sfaldare l’unità familiare.

E’ stato James Parkinson, un medico inglese considerato ‘’non convenzionale’’ per gli standard di oltre 200 anni fa, il primo a scrivere di questa condizione  in un documento chiamato “paralisi tremante” (condizione con tremore), basandosi sull’osservazione di alcuni individui. Quarant’anni dopo, un medico francese riesaminò questa patologia e ne estese la definizione e la portata anche ai sintomi non motori, suggerendo che venisse battezzata col nome “Parkinson”.

Questo termine oggi viene utilizzato per descrivere varie condizioni, da quella apparentemente più lieve come può esserlo una mano tremolante, alle più gravi come l’MSA (atrofia del sistema multiplo).

Il Parkinson fa parte di un sottoinsieme di Parkinsonismo molto distintivo, in quanto caratterizzato da una mancanza di dopamina nel soggetto affetto. Questo porta ad una reazione positiva alla somministrazione di Levodopa che, quando raggiunge il cervello, sostituisce la dopamina e ne fa le veci. Il verificarsi di questa situazione costituisce un buon indizio  che la diagnosi sia Parkinson. Nonostante i sintomi siano molto simili tra Parkinsonismi e Parkinson, una fondamentale differenza tra essi è proprio che spesso nei primi  il soggetto non trae alcun beneficio dalla Levodopa.

Parkinson classico

Proprio a causa dei diversi sintomi che si possono presentare col Parkinson, la dott.ssa Michele Hu (Regno Unito) lo ha descritto come un gruppo di diverse condizioni tutte rappresentate con un unico nome. In futuro troveremo una cura per il Parkinson, ma … a quale dei tanti?!

In effetti, ogni persona mostra sintomi diversi, e se ne contano più di 50! Dal tremore, alla disabilità cognitiva, il dolore, la rigidità, ecc… E ognuno di essi può essere più o meno predominante. Il più comune è la bradykinesia, la lentezza dei movimenti. Pertanto, partendo dal presupposto che nessuno ha la stessa manifestazione di sintomi, è ormai chiaro che le cure di Parkinson sono diventate una sfida multi-tasking.

Sebbene il Parkinson sia comunemente noto come ‘’malattia’’, il termine non è esattamente corretto e anzi risulta fuorviante: alcune persone preferiscono piuttosto definirla come l’accelerazione di una condizione pre -esistente, che tutti noi  in realtà abbiamo. Invecchiando, infatti, tutti sviluppiamo i sintomi di Parkinson, semplicemente alcuni di noi subiscono un’accelerazione nella naturale perdita di dopamina (i sintomi diventano apparenti quando ne abbiamo già perso il 70/80 % delle cellule). Nei prossimi vent’anni si stima che il numero di persone con Parkinson raddoppierà, e se qualcosa non viene fatto al riguardo questo metteràin difficoltà finanziaria  i governi a livello globale, e ne sovraccaricherà i sistemi sanitari. Proprio per questa futura ed inevitabile propagazione della condizione, il Dottor Bas Bloem ed altri come lui hanno confrontato il Parkinson ad un’epidemia.

Il farmaco “Levodopa”, in effetti, non lo cura; ha solo il compito di compensare la mancanza di dopamina nel nostro cervello.

Nonostante i diversi sintomi, il comune denominatore tra i parkinsoniani è proprio la mancanza di questa sostanza, essenziale per la neurotrasmissione (il movimento) ma influente anche su molti altri fronti. Essa infatti è una sostanza chimica che viene prodotta anche quando facciamo qualcosa che ci piace, ecco perchè la sua mancanza può aiutare a spiegare gli alti livelli di apatia e depressione registrati nelle persone con Parkinson.

Questa condizione ha come conseguenza che ad un certo punto la maggior parte dei parkinsoniani dovrà assumere Levodopa. Nel caso in cui a questa soluzione non corrispondensse alcuna risposta positiva, molti medici giungerebbero a una diagnosi di Parkinsonismo o MSA che, come il tremore della mano, somigliano a primo acchito al Parkinson.

La Levodopa è stata scoperta oltre cento anni fa, nel 1910, ed è stata utilizzata per la prima volta per trattare il Parkinson negli anni ‘60. Esatto, per tutto questo tempo abbiamo continuato ad usare lo stesso farmaco! La domanda che a molti sorge spontanea quando se ne parla è chiedere se esso sia effettivamente una medicina, nella malriposta credenza che quindi possa curare, immunizzare o far regredire il Parkinson. Ad oggi possiamo solo affermare con certezza che la Levodopa agisce come semplicemente sostituto della dopamina mancante. Non è una medicina in senso letterale, è più un trattamento palliativo.

“Parkinson  outcomes Project”, un’importante ricerca sulla qualità di vita delle persone con Parkinson, ha scoperto che quest’ultima è “direttamente correlata al loro umore.” In altre parole, non è il Parkinson in sè e per sè a distruggere la nostra qualità della vita, ma piuttosto le emozioni che ci provoca l’esserne affetti.

Nei prossimi dieci anni assisteremo all’arrivo di una serie di nuovi farmaci, in particolare quelli che modificano la malattia (DMD) rallentando o arrestandone la progressione, o quantomeno attenuandone i sintomi. Simon Stott della Trust  Cure di Parkinson ha recentemente scritto un articolo in cui ha dichiarato che negli ultimi 20 anni è stato condotto circa l’80% della ricerca sul Parkinson; questo fa sì che ci siano molte nuove possibilità percorribili ed un elenco in continua crescita di farmaci ora in sperimentazione.

La maggior parte dei parkinsoniani oggi vive sfiduciata, con paura e depressione, convinta che la ricerca scientifica sul Parkinson non sia sufficiente o che si arriverà troppo tardi ad una cura. Sembra che l’entusiasmo del mondo scientifico non si rifletta nelle menti delle persone che già vivono con questa condizione.

Ciò è dimostrato anche dal fatto che molti di noi sono riluttanti ad ammettere di avere Parkinson, quasi come se temessero di essere visti diversamente per questo, di essere considerati più deboli. Tuttavia, anche chi arriva per ultimo in una competizione riceve applausi, proprio perché ha scelto di combattere, di non arrendersi mai, ed è gra zie a questa determinazione che infine raggiunge il traguardo. Questo dovrebbe dimostrarci che chiunque affronti le avversità con determinazione è tutt’altro che debole. L’unico modo funzionale che i Parkinsoniani hanno di mantenere la loro qualità di vita è affrontare la realtà della sua esistenza, imparare a convivenci… e non arrendersi, mai.

Conoscere questa condizione e l’effetto che i farmaci hanno su chi la porta con sé, è essenziale se si vuole riprendere il controllo della propria vita. Affidarsi solo ed unicamente alla terapia farmacologica non è abbastanza: l’esercizio fisico e una mentalità positiva sono essenziali, insieme all’avere accanto a noi i nostri cari durante questo percorso tortuoso. Noi Parkinsoniani non siamo vittime. Le vittime non hanno possibilità di scelta. Al contrario, noi possiamo – e dobbiamo – mantenere una buona qualità di vita.

Il modo in cui vediamo il nostro Parkinson ha un enorme effetto sul modo in cui viviamo con il nostro Parkinson.

Il consiglio di Parkinson Europe e APTC è, in effetti, di non vivere nella speranza di una cura miracolosa, ma nella consapevolezza che il movimento, lo stile di vita e l’atteggiamento possono cambiare la qualità della nostra vita a partire da oggi.

Aver paura è assolutamente normale, l’essere umano teme naturalmente ciò che non conosce. Il Parkinson rappresenta, sotto molti punti di vista, l’ignoto, dato che larealtà su questa condizione è raramente spiegata in maniera completa e corretta. Si stima che circa l’80% di noi ottenga da Internet le informazioni sul Parkinson di cui disponiamo, ma sfortunatamente le fonti da cui le ricaviamo sono spesso inaffidabili. Per questo motivo, di seguito avrete a disposizione un elenco attraverso il quale potrete giungere ad informazioni affidabili ed accurate.

Alcuni dei sintomi classici di Parkinson

Sintomi classici Parkinson

Links utili per il Parkinson:

Cosè Parkinson https://www.parkinson.it/morbo-di-parkinson.html

Parkinson e la famiglia https://www.parkinson-italia.it/parkinson/il-parkinson-e-la-famiglia/

Parkinson semplificato https://www.terapiaparkinson.it/parkinson-semplificato/

Sintomi Parkinson – Tutto quello che c’è da sapere https://www.terapiaparkinson.it/sintomi_parkinson/

European Parkinson Therapy Center https://www.TerapiaParkinson.it

Link all’articolo sulla qualità della vita

https://www.terapiaparkinson.it/en/info-parkinson/four-pillars-parkinson-therapy/

 

Neo diagnosticati

Ci sono due interpretazioni possibili a questo termine: la più comune definisce coloro che hanno recentemente ricevuto la diagnosi, ma alcune cliniche con ‘’neo-diagnositcati’’ si riferiscono anche ai pazienti che hanno finalmente accettato il proprio Parkinson.

Essere un neo-diagnosticato è un termine di grande importanza per diversi motivi.

Accettare di avere il Parkinson il prima possibile (e non ignorare o fingere che esso non esista), ci garantisce di mantenere una maggiore qualità della vita perchè possiamo agire fin da subito. Se si ha la possibilità di frequentare centri come l’European Parkinson Therapy Centre, si ha anche la possibilità di comprendere meglio la natura di questa condizione, capire cosa ci aspetta e quindi di avere anche meno timore del Parkinson. E’ in queste strutture che potrete apprendere informazioni utilissime riguardo ad una corretta alimentazione, un funzionale esercizio fisico, la gestione dello stress, lo stile di vita e il grande impatto che essi hanno nella progressione della malattia. Sono tutti aspetti che ognuno di noi  può controllare (in certa misura) e che hanno un effetto importante sullo sviluppo del Parkinson, molto più importante e soggetti vo che per qualsiasi altra condizione.

L’European Parkinson Therapy Center (Eupath)  e Parkinson UK, seguiti poi dall’Oxford Brookes University, hanno condotto uno studio della durata di 8 anni attraverso un programma mensile in cui veniva fornita ad un gruppo una spiegazione sul Parkinson ed una seduta in cui i partecipanti potevano confrontarsi sulla loro esperienza con esso.  Un altro gruppo, il gruppo “placebo”, è stato semplicemente identificato e tenuto sotto controllo, senza che i suoi partecipanti partecipassero ad alcun tipo di sessione. Dopo 8 anni i gruppi sono stati confrontati ed è risultato che anche solo ricevendo spiegazioni ed opportunità di confronto il primo gruppo ha presentato un miglioramento nelle loro condizioni  di vita talvolta in maniera addirittura raddoppiata. Entrambe le sessioni venivano monitorate da parkinsoniani ma sono state ideate da importanti esperti collegati a EuPaTh.

Nei primi anni potreste non presentare sintomi significativi, ma le vostre azioni durante questo periodo avranno un enorme effetto su come affronterete il Parkinson nel lungo termine. Aumentare forza, flessibilità e capacità di movimento è essenziale. Più imparate su questa condizione, più sarà facile per voi  conviverci. Conoscetelo, non temetelo, e scoprite la verità sul Parkinson.

 

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Parkinson Avanzato

 

Alcuni neurologi definiscono automaticamente le persone con una diagnosi di 15 anni come Parkinsoniani in stadio Avanzato. Non sempre una classificazione di questo tipo è accurata.

L’European Parkinson Therapy Centre, come altri, ha avuto un buon successo nel rallentare la progressione della condizione e nel controllo dei sintomi , mantenendo le persone nella fase 3 nella Scala Hoen and Yahr. Il Parkinson avanzato rappresenta spesso la fase più complicata all’interno della condizione. Le sfide presentate in questo stadio possono consistere in fluttuazioni motorie, discinesia, una risposta imprevedibile o non percepita all’assunzione dei farmaci, cadute, demenza, allucinazioni, disturbi del sonno, depressione e psicosi. Un altro importante fattore può essere rappresentato dall’insorgere di eventuali condizioni secondarie, non collegate a Parkinson ma che vanno a complicarsi per via di esso, quali mal di schiena, malattie come la polmonite… i problemi possono quindi diventare multipli. La perdita dell’autonomia è un altro elemento cruciale, in quanto comporta perdere la propria libertà. E’ proprio in tutela di quest’ultima  che mi sento di rinnovare i consigli validi per i neo diagnosticati e la terapia delineata nel nostro protocollo (consultabile al link https://www.terapiaparkinson.it/info-parkinson/i-4-pilastri/ ).

E’ un dato di  fatto che voi possiate avere un ascendente importante su quanto il vostro Parkinson andrà a svilupparsi.

E’ altrettanto un dato di fatto che è possibile mantenere la propria autonomia  e qualità di vita se ci educhiamo su esso.

E’ un dato di fatto che tutti hanno una forma di Parkinson diversa gli uni dagli altri, ed è quindi inutile osservare e paragonarsi al prossimo, presumendo che le sue buone o cattive condizioni abbiano una rilevanza sul nostro caso.

Un altro fattore molto rilevante riguarda l’aumento della sensazione di affaticamento, che consiste in molto più che un semplice sentirsi assonnato. L’affaticamento può raggiungere livelli tali da risultare sopraffacente, e in tal caso un semplice accorgimento come prendersi brevi pause e riposarsi durante la giornata può aiutare molto.

Altro ancora è l’aumento dell’apatia legato alla diminuzione della dopamina che può dare origine a uno stato di generale disinteresse per tutto quello che ci circonda che andrebbe senza dubbio evitato.

L’insorgenza di entrambi questi sintomi può palesarsi in tempi brevi,  ma è stata osservata come più comune nel Parkinson avanzato.

 

Si tratta sempre di Parkinson, ma comprende tutta una casistica con diverse dinamiche. Una volta il Parkinson era percepito come una condizione delle persone anziane, motivo per cui l’insorgere del Parkinson sotto i 50 anni è considerato come Parkinson Giovanile. Ad oggi , purtroppo, stiamo assistendo ad una crescitadell’incidenza su persone al di sotto di questa soglia d’età: basti pensare che al nostro  centro abbiamo avuto persone di appena 23 anni!

In linea generale, il Parkinson giovanile tende ad essere più lieve rispetto ad un Parkinson che insorge in età avanzata. Per contro, i diagnosticati in giovane età devono fare i conti con la convivenza con questa condizione per un periodo molto più lungo, affrontare tutta una serie di sfide che coinvolgono te, la tua famiglia e chi ti circonda con largo anticipo, avere difficoltà ad essere in grado di superare ostacoli già di per sé difficili come la capacità di pagare un mutuo, ecc… Tutto questo è particolarmente devastante per una persona giovane. Personalmente, ho avuto la mia diagnosi di Parkinson quando avevo 42 anni (Parkinson Giovanile) e ad oggi, 18 anni dopo, il mio Parkinson è considerato “Avanzato”. Nonostante ciò sono sempre rimasto autonomo e continuo a mantenere un’intera giornata di lavoro nella mia quotidianità. Piccole cose che appaiono scontate ma che non lo sono per niente, se consideriamo i dati che abbiamo raccolto nelle nostre ricerche con Parkinson Europe, dimostranti che le persone generalmente smettono di lavorare dopo 4 anni e mezzo dalla diagnosi.

Le persone con diagnosi di Parkinson giovanile hanno maggiori probabilità di avere una storia familiare con una forte presenza di Parkinson, e una sopravvivenza più lunga. Nel loro caso si può assistere a:

  • Una progressione più lenta dei sintomi del Parkinson nel tempo;
  • Una minor probabilità di avere problemi cognitivi, quali la demenza;
  • Una maggior incidenza di effetti collaterali dati dai farmaci dopaminergici, come discinesie (movimenti involontari del corpo);
  • L’insorgere di altri problemi come le distonie (crampi e posture anormali, come l’arcuamento del piede).

In ultimo, è possibile evidenziare come coloro che ricevono la diagnosi di Parkinson in giovane età tendano ad assumere Levodopa in quantità eccessive in modo da migliorare le proprie prestazioni motorie e cognitive per continuare a lavorare e mantenere la propria autonomia.

 

Parkinsonismo è un termine usato per descrivere un gruppo di disturbi neurologici che condividono sintomi simili al “classico” Parkinson. Questi sintomi includono tremori, rigidità muscolare, movimento lento e compromissione dell’equilibrio. La causa più comune del Parkinsonismo è proprio la malattia di Parkinson, ma ci sono altre condizioni che possono anche portare al Parkinsonismo, come l’atrofia del sistema multiplo, la paralisi supernucleare progressiva, e in alcuni casi anche l’assunzione di medicinali.

Sintomi e cause

I sintomi principali del parkinsonismo includono tremori, bradykinesia (lentezza del movimento), rigidità e instabilità posturale. Questi sintomi sono causati dalla degenerazione dei neuroni responsabili della produzione di dopamina nel cervello. La malattia di Parkinson è la causa più nota dell’insorgere dei Parkinsonismi ed è caratterizzata dall’accumulo di depositi anormali di proteine nel cervello chiamati corpi di Lewy. Altre cause di Parkinsonismo possono includere l’assunzione di alcuni farmaci, traumi cranici, ictus o altre condizioni neurologiche.

Diagnosi e trattamento

Parkinsonismi

La diagnosi di Parkinsonismo comporta una revisione completa della nostra storia medica, un esame fisico e talvolta diagnostica per immagini come scansioni MRI o TC. Non esiste un test specifico per il Parkinsonismo, quindi la diagnosi si basa spesso sulla presenza di sintomi caratteristici. Il trattamento mira ad alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita – farmaci come Levodopa e Carbidopa possono aiutare a gestire i sintomi motori, mentre la terapia fisica, la terapia occupazionale e la logopedia possono essere utili nella gestione dell’avanzamento della condizione.

Prognosi e ricerca

La prognosi per gli individui con Parkinsonismo varia a seconda della causa sottostante. Mentre la malattia di Parkinson è una condizione progressiva senza cura, la sua stessa progressione può essere gestita grazie a farmaci e terapia. La ricerca sul Parkinsonismo e sui disturbi ad esso correlati continua a far avanzare la nostra comprensione di queste condizioni e può portare a migliori trattamenti in futuro.

In conclusione, il Parkinsonismo comprende un gruppo di disturbi neurologici caratterizzati da sintomi simili a quelli osservati nel Parkinson. Può essere causato da varie condizioni sottostanti e richiede un’attenta diagnosi e gestione per affrontare il suo impatto sulla vita di chi ne riceve la diagnosi.

 

Parkinson Plus

Parkinson Plus, noto anche come parkinsonismo atipico, si riferisce a un gruppo di disturbi neurodegenerativi che condividono alcuni sintomi col Parkinson classico. In aggiunta agli ora ben conosciuti tremori, rigidità e bradicinesia, abbiamo in questo caso delle caratteristiche aggiuntive che non sono generalmente osservate, come deficit neurologici. Il termine “Parkinson Plus” comprende diversi disturbi distinti, tra cui l’atrofia del sistema multiplo (MSA), la paralisi sopranucleare progressiva (PSP), la degenerazione corticobasale (CBD) e la demenza con corpi Lewy (DLB). Queste condizioni sono molto più complicate del Parkinson e possono portare a un rapido declino della salute mentale e fisica nell’individuo. La loro mancanza di risposta ai medicinali lascia poco spazio al trattamento e per questo motivo la terapia del movimento è essenziale.

 

L’atrofia del sistema multiplo (MSA) è un disturbo neurologico raro e progressivo che colpisce il sistema nervoso autonomo e il movimento, portando a problemi di equilibrio, coordinazione e funzioni automatiche come il controllo della pressione sanguigna, la funzione della vescica e la digestione.

Tipi di atrofia multisistemica

Esistono due tipi principali di atrofia multisistemica: MSA con parkinsonismo predominante (MSA-P) e MSA con atassia cerebellare predominante (MSA-C). MSA-P è caratterizzato da sintomi simili a quelli del Parkinson (tremori, rigidità e movimento lento). D’altra parte, MSA-C coinvolge principalmente i sintomi legati alla coordinazione e all’equilibrio, somigliando più a quelli dell’atassia cerebellare.

Sintomi

I sintomi dell’atrofia multisistemica possono variare ampiamente tra diversi individui ma generalmente includono:

  1. Sintomi motori: tra cui rigidità muscolare, tremori, movimenti lenti, difficoltà a camminare e scarsa coordinazione.
  2. Sintomi autonomi: problemi con la regolazione della pressione arteriosa, il controllo della vescica, la digestione e la regolazione della temperatura corporea.
  3. Altri sintomi: le persone con MSA possono anche sperimentare disturbi del sonno, difficoltà respiratorie e compromissione delle capacità cognitive.

 

La causa esatta dell’atrofia a più del sistema non è completamente compresa. Tuttavia, si ritiene che implichi l’accumulo di una proteina chiamata alfa-sinucleina nel cervello, che porta a danni nel sistema nervoso. I fattori genetici possono anche svolgere un ruolo in alcuni casi.

Diagnosi

La diagnosi per l’atrofia multisistemica può rivelarsi impegnativa a causa della sua somiglianza con altri disturbi neurodegenerativi e implica spesso una revisione completa della propria storia medica, un esame neurologico, diagostica tramite scansioni MRI o PET e talvolta test specifici come  quelli sulla funzionalità autonomica.

Trattamento

Attualmente, non esiste una cura per l’atrofia multisistemica. Il trattamento si concentra quindi sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della propria qualità di vita. I farmaci possono essere prescritti per alleviare i sintomi specifici quali difficoltà di movimento, bassa pressione sanguigna, ecc. Le modifiche apportate da una corretta terapia fisica e da un sano stile di vita possono aiutare a gestire la natura della condizione.

Prognosi

La prognosi per gli individui con atrofia multisistemica varia da persona a persona, ma generalmente comporta un progressivo declino funzionale nel tempo. L’aspettativa di vita media dopo la diagnosi è di circa 6-10 anni.

In conclusione, l’MSA è un disturbo neurologico complesso che colpisce sia il movimento che le funzioni autonomiche. Il suo impatto sugli individui può essere profondo, richiedendo un approccio a 360 gradi nell’applicazione di strategie per affrontare la sua vasta gamma di sintomi.

La degenerazione corticobasale (CBD) è un raro disturbo neurodegenerativo che colpisce sia il movimento che la cognizione. È caratterizzato dal progressivo deterioramento delle cellule nervose in alcune aree del cervello, che porta ad una serie di sintomi impattanti sulla qualità della vita dell’individuo.

La CBD presenta in genere una combinazione di disturbi del movimento (rigidità, lentezza e tremori), che inizialmente possono influenzare prevalentemente un lato del corpo ma possono eventualmente diffondersi su entrambi i lati. Queste difficoltà di movimento sono spesso accompagnate da menomazioni cognitive, problemi di linguaggio, memoria e funzioni esecutive.

Non è esattamente compreso, ad oggi, quale sia la causa esatta della CBD, ma si ritiene che implichi l’accumulo di anomali proteine tau nel cervello, fattore che causa un’interruzione nella normale funzione cellulare e porta poi alla degenerazione del tessuto cerebrale. I meccanismi specifici alla base di questo accumulo di proteine sono un’area di ricerca in corso.

Anche la diagnosi di CBD può rivelarsi impegnativa a causa dei suoi sintomi sovrapposti e simili ad altre condizioni neurodegenerative, come il Parkinson e la paralisi supernucleare progressiva. Una diagnosi definitiva richiede spesso una combinazione di valutazione clinica, studi di neuroimaging e talvolta esame post mortem del tessuto cerebrale.

Attualmente non esiste una cura per la CBD e il suo trattamento si concentra principalmente sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della qualità della vita. Ciò può comportare un approccio multidisciplinare che include terapia fisica, logopedia, farmaci per alleviare le difficoltà del movimento e il sostegno alle menomazioni cognitive.

Poiché essa è una condizione complessa e abbastanza rara, gli sforzi della ricerca in corso mirano più che altro a comprenderne meglio i meccanismi sottostanti, migliorare le tecniche diagnostiche e sviluppare terapie mirate per affrontare le sfide specifiche affrontate dalle persone colpite da questo disturbo.

In sintesi, la degenerazione corticobasale (CBD) è un raro disturbo neurodegenerativo caratterizzato da una combinazione di di sfunzioni a livello motorio e cognitivo. Mentre la sua causa esatta rimane da appurare, la ricerca in corso mira a migliorare i metodi diagnostici e sviluppare trattamenti efficaci per questa condizione tanto impegnativa.

 

La demenza con i corpi di Lewy (DLB) è un disturbo neurologico progressivo che condivide i suoi sintomi con Parkinson e Alzheimer, e dopo quest’ultima è la seconda forma più comune di demenza degenerativa. La DLB è caratterizzata dalla presenza di depositi di proteine anormali nel cervello, chiamati corpi di Lewy, che possono portare a un declino del pensiero, del ragionamento e delle funzioni indipendenti.

Sintomi:

I sintomi della demenza con i corpi di Lewy possono variare ampiamente da persona a persona, ma spesso includono:

  1. Cognizione fluttuante: da un momento all’altro, le persone con DLB possono sperimentare variazioni nella loro attenzione e lucidità.
  2. Allucinazioni: si tratta generalmente di allucinazioni visive dettagliate e ben formate che spesso riguardano persone o animali.
  3. Parkinsonismi: molte persone con DLB sviluppano sintomi simili a quelli del Parkinson, come un cammino strascicato, rigidità e tremori.
  4. Disturbi del sonno: questa condizione fa sì che spesso le persone agiscano fisicamente, rispondendo a quanto stanno facendo all’interno dei loro sogni.
  5. Cambiamenti cognitivi: questi possono includere problemi con le funzioni esecutive, l’attenzione e le capacità visive-spaziali.

 Diagnosi:

La diagnosi della demenza con i corpi di Lewy può essere una sfida perché i suoi sintomi si sovrappongono ad altre condizioni come la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson. Una valutazione completa da parte di un neurologo o di uno psichiatra geriatrico è in genere necessaria per fare una diagnosi accurata. Questa valutazione può includere una storia medica completa, un esame fisico, un test cognitivo e talvolta studi di imaging cerebrale.

Trattamento:

Non esiste una cura per la demenza con i corpi di Lewy, ma il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi. I farmaci usati per trattare la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson possono essere prescritti per aiutare a gestire i sintomi cognitivi e di movimento. Inoltre, interventi non farmacologici come terapia fisica, terapia occupazionale e logopedia possono essere utili nella gestione delle menomazioni funzionali associate al DLB.

Prognosi:

La progressione della demenza con i corpi di Lewy varia da persona a persona. In media, le persone vivono circa 5-7 anni dopo l’inizio dei sintomi, sebbene ciò possa variare da 2 a 20 anni a seconda di vari fattori come l’età all’inizio e la salute generale.

La demenza con corpi di Lewy è un disturbo neurodegenerativo complesso che presenta sfide uniche sia per i pazienti che per i caregiver a causa della sua combinazione di sintomi cognitivi, motori e psichiatrici.

 

Introduzione a PSP Parkinson

PSP, o paralisi sopranucleare progressiva, è un raro disturbo neurologico che appartiene al gruppo di disturbi parkinsoniani. È una condizione progressiva che colpisce principalmente i gangli della base del cervello, con conseguenti vari sintomi motori e non motori. Questo saggio fornirà una panoramica dettagliata di PSP Parkinson, le sue cause, i sintomi, la diagnosi e le opzioni di trattamento.

Cause di PSP Parkinson

La causa esatta di PSP Parkinson rimane sconosciuta. Tuttavia, la ricerca suggerisce che può comportare una combinazione di fattori genetici e ambientali. In alcuni casi, specifiche mutazioni genetiche sono state collegate allo sviluppo di PSP, ma queste sono considerate rare. I fattori ambientali, come l’esposizione a tossine o lesioni alla testa, potrebbero anche svolgere un ruolo nell’insorgenza della malattia.

Sintomi di PSP Parkinson

I sintomi di PSP Parkinson si sviluppano in genere gradualmente nel tempo, con la progressione della malattia che varia da persona a persona. Alcuni sintomi comuni includono:

  1. Problemi di equilibrio e coordinamento: i pazienti con PSP spesso presentano difficoltà nel mantenere l’equilibrio e la camminata, il che può portare a cadute.
  2. Problemi di movimento degli occhi: i movimenti oculari compromessi, come lo sguardo ridotto verso l’alto e i problemi con movimenti oculari di ricerca fluidi, sono caratteristici della PSP.
  3. Cambiamenti cognitivi: i pazienti possono sperimentare perdite di memoria, difficoltà con la pianificazione e l’organizzazione e i cambiamenti nella personalità o nel comportamento.
  4. Difficoltà del linguaggio: linguaggio confuso, volume del linguaggio ridotto e difficoltà di deglutizione sono questioni comuni legate al linguaggio in PSP.
  5. Cambiamenti dell’umore: la depressione e l’ansia sono spesso osservate negli individui con PSP.

Diagnosi di PSP Parkinson

 

La diagnosi di PSP può essere impegnativa a causa dei sintomi sovrapposti con altri disturbi parkinsoniani. Un neurologo in genere conduce un esame fisico approfondito, rivede la storia medica del paziente e valuta i loro sintomi. Possono anche essere eseguiti test diagnostici, come l’imaging cerebrale (MRI o le scansioni TC), gli esami del sangue e le valutazioni neurologiche per escludere altre condizioni neurologiche.

Opzioni terapeutiche per PSP Parkinson

Al momento non esiste una cura per la PSP, ma varie opzioni di trattamento possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita del paziente. Questi includono:

  1. Farmaci: farmaci come levodopa, agonisti della dopamina e farmaci anticolinergici possono aiutare ad alleviare alcuni sintomi motori.
  2. Terapia fisica: la terapia fisica regolare può aiutare a mantenere forza, equilibrio e mobilità.
  3. Terapia occupazionale: la terapia occupazionale può aiutare i pazienti ad adattarsi alle attività quotidiane e mantenere l’indipendenza.
  4. Speciatura: la logopedia può aiutare ad affrontare le difficoltà di linguaggio e deglutizione.
  5. Riabilitazione cognitiva: la riabilitazione cognitiva può aiutare i pazienti a compensare i cambiamenti cognitivi e mantenere le loro capacità mentali.

In sintesi, Parkinson Plus si riferisce a un gruppo di disturbi neurodegenerativi che presentano caratteristiche parkinsoniane insieme a ulteriori deficit neurologici. Queste condizioni includono atrofia del sistema multiplo (MSA), paralisi supraucleare progressiva (PSP), degenerazione corticobasale (CBD) e demenza con corpi di Lewy (DLB). Mentre condividono alcune somiglianze con il morbo di Parkinson, hanno caratteristiche distinte e richiedono approcci di gestione specifici.

 

Il parkinson vascolare è un disturbo neurologico che deriva dalla compromissione del flusso sanguigno in alcune regioni del cervello, in particolare dai gangli della base. Questa condizione è caratterizzata dalla presenza di sintomi motori e non motori, che possono includere tremori, rigidità muscolare, bradicinesia e instabilità posturale. È importante differenziare il parkinson vascolare da altre condizioni legate al Parkinson, come la malattia idiopatica di Parkinson e il parkinsonismo.

Il parkinson vascolare è spesso causato da malattie cerebrovascolari, come colpi o malattie dei vasi di piccole dimensioni, che possono portare alla degenerazione delle cellule cerebrali e all’interruzione dell’afflusso di sangue al cervello. Questo, a sua volta, influisce sul normale funzionamento dei gangli della base, un gruppo di nuclei responsabili del controllo motorio, della cognizione e della regolazione delle emozioni.

I sintomi del parkinson vascolare possono variare notevolmente a seconda della posizione e della gravità delle lesioni vascolari. In alcuni casi, i sintomi possono assomigliare a quelli della malattia idiopatica di Parkinson, mentre in altri casi possono essere più gravi o progressivi. È fondamentale per i professionisti medici distinguere tra le due condizioni per garantire un trattamento e una gestione adeguati.

Nella gestione del parkinson vascolare, possono essere impiegati vari approcci terapeutici, come farmaci, fisioterapia, terapia occupazionale e logopedia. In alcuni casi, può essere considerato un intervento chirurgico, sebbene sia meno comune rispetto alla malattia idiopatica di Parkinson.

In conclusione, il parkinson vascolare è un disturbo neurologico complesso che deriva da un flusso sanguigno alterato al cervello, in particolare i gangli della base. È fondamentale per i professionisti medici distinguere tra Parkinson vascolare e altre condizioni relative al Parkinson per garantire un trattamento e una gestione adeguati. Comprendendo la patofisiologia sottostante, i criteri diagnostici e le potenziali opzioni di trattamento, gli operatori sanitari possono servire meglio i pazienti con Parkinson vascolare e aiutarli a raggiungere i migliori risultati possibili.

In sintesi, Parkinson Plus si riferisce a un gruppo di disturbi neurodegenerativi che presentano caratteristiche parkinsoniane insieme a ulteriori deficit neurologici. Queste condizioni includono atrofia del sistema multiplo (MSA), paralisi supraucleare progressiva (PSP), degenerazione corticobasale (CBD) e demenza con corpi di Lewy (DLB). Mentre condividono alcune somiglianze con il morbo di Parkinson, hanno caratteristiche distinte e richiedono approcci di gestione specifici.

 

La malattia di Parkinson è un disturbo progressivo del sistema nervoso che colpisce il movimento. Sebbene attualmente non esiste una cura per Parkinson, ci sono diversi trattamenti disponibili per aiutare a gestire i suoi sintomi. Gli ultimi trattamenti per il Parkinson includono farmaci, interventi chirurgici e terapie emergenti.

Farmaci attuali

Diversi farmaci sono comunemente usati per gestire i sintomi della malattia di Parkinson. Levodopa, spesso combinata con Carbidopa (Sinemet), è uno dei farmaci più efficaci per controllare i sintomi motori di Parkinson, come tremori e rigidità. Altri farmaci, tra cui agonisti della dopamina come il pramipexole (mirapex) e il ropinirole (Requisip), possono anche essere prescritti per aiutare a gestire i sintomi. Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove formulazioni e metodi di consegna per i farmaci esistenti per migliorare la loro efficacia e ridurre gli effetti collaterali.

Ultimi trattamenti per il Parkinson

 

Al momento non esiste una cura per la PSP, ma varie opzioni di trattamento possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita del paziente. Questi includono:

  1. Farmaci: farmaci come levodopa, agonisti della dopamina e farmaci anticolinergici possono aiutare ad alleviare alcuni sintomi motori.
  2. Terapia fisica: la terapia fisica regolare può aiutare a mantenere forza, equilibrio e mobilità.
  3. Terapia occupazionale: la terapia occupazionale può aiutare i pazienti ad adattarsi alle attività quotidiane e mantenere l’indipendenza.
  4. Speciatura: la logopedia può aiutare ad affrontare le difficoltà di linguaggio e deglutizione.
  5. Riabilitazione cognitiva: la riabilitazione cognitiva può aiutare i pazienti a compensare i cambiamenti cognitivi e mantenere le loro capacità mentali.

Interventi chirurgici

Per le persone con malattia di Parkinson avanzata i cui sintomi non sono adeguatamente controllati con i farmaci, si possono prendere in considerazione gli interventi chirurgici. La stimolazione cerebrale profonda (DBS) è una procedura chirurgica che prevede l’impianto di elettrodi in aree specifiche del cervello per aiutare a regolare l’attività cerebrale anormale associata ai sintomi di Parkinson. Questo trattamento ha dimostrato risultati promettenti nel migliorare la funzione motoria e nel ridurre le complicanze correlate ai farmaci in alcuni pazienti.

L’ecografia focalizzata può essere usata per coloro che hanno tremore a riposo

Terapie emergenti

I ricercatori esplorano continuamente nuove terapie e approcci terapeutici per la malattia di Parkinson. Alcuni degli ultimi sviluppi in questo settore includono:

Terapia genica: gli approcci sperimentali di terapia genica vengono studiati come potenziali trattamenti per la malattia di Parkinson. Queste terapie mirano a modificare l’attività di geni specifici coinvolti nella progressione della malattia.

Terapia delle cellule staminali: la ricerca sulle cellule staminali promette di sviluppare trattamenti rigenerativi per la malattia di Parkinson. Gli scienziati stanno esplorando l’uso di cellule staminali per sostituire i neuroni danneggiati e ripristinare la normale funzione cerebrale in soggetti con Parkinson.

Immunoterapia: gli approcci immunomodulanti vengono studiati come potenziali strategie per modificare la risposta immunitaria nella malattia di Parkinson, rallentando potenzialmente la sua progressione.

Oltre a questi trattamenti specifici, la ricerca in corso sui meccanismi sottostanti della malattia di Parkinson sta contribuendo a una migliore comprensione della condizione, che può portare a terapie più mirate ed efficaci in futuro. Questo ha già portato a un modo per testare per Parkinson usando il liquido spinale o solo un campione di sangue.

È importante che le persone con malattia di Parkinson lavorino a stretto contatto con gli operatori sanitari per determinare il piano di trattamento più appropriato in base ai loro sintomi e bisogni unici.

Ricerca alfa-sinucleina

è una proteina che è abbondante nel cervello umano, in particolare nei terminali presinaptici dei neuroni. Ha un ruolo nella regolazione del rilascio di neurotrasmettitori. Nella malattia di Parkinson, esiste un accumulo di anormale proteina alfa-sinucleina sotto forma di corpi di Lewy, che sono caratteristiche caratteristiche patologiche della malattia. Si ritiene che questo accumulo contribuisca alla degenerazione dei neuroni dopaminergici nella regione del cervello della sostantia nigra, portando ai sintomi motori associati alla malattia di Parkinson.

Si pensa che l’aggregazione anormale dell’alfa-sinucleina interrompa i normali processi cellulari e contribuisca alla disfunzione neuronale e alla morte. Questo processo è legato allo sviluppo della malattia di Parkinson e ad altri disturbi neurodegenerativi noti come sinucleinopatie.

La ricerca sull’alfa-sinucleina e il suo ruolo nella malattia di Parkinson hanno portato a una migliore comprensione dei meccanismi sottostanti della condizione. Ha anche aperto i viali per potenziali interventi terapeutici volti a prendere di mira l’aggregazione e la tossicità alfa-sinucleina.

Comprendere la patologia alfa-sinucleina è diventato un obiettivo chiave nella ricerca sulla malattia di Parkinson, con sforzi in corso per sviluppare trattamenti che possono modulare i livelli di alfa-sinucleina o prevenire la sua aggregazione anormale. Mentre sono stati fatti molti progressi, sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire completamente la complessa interazione tra la patologia del malattia di Alpha-Synuclein e Parkinson.

Panoramica della terapia

Negli ultimi 20 anni fa la terapia sintomatica farmacologica era l’unica pilastro o trattamento. Simon Stott (Cure Parkinson Scientific Director di Cure Parkinson ha dichiarato che l’80% della ricerca è stato condotto negli ultimi 20 anni).

Oggi abbiamo 4 pilastri (link 4 pilastri a https://www.terapiaparkinson.it/en/info-parkinson/four-pillars-parkinson-therapy/) tutti provati e messi insieme hanno un impatto notevole sulla qualità della vita.

Questo include la terapia di movimento specifica di Parkinson

Terapia dello stile di vita, nutrizione, rimanere attivi, essere positivi, evitare la trappola dell’ansia da paura e molto altro ancora. Molte di queste terapie sono state sviluppate nel nostro centro.

In un futuro non così lontano possiamo aspettarci a lungo rilascio levodopa cardiodopa (sintomatico) e monitoraggio di farmaci o procedure di modifica dei momenti.

 

 

 

 

L’autore Alexander Reed

Fondatore e direttore dell’European Parkinson Therapy Centre

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