La ricerca nella lotta alla malattia di Parkinson: movimento, equilibrio, esercizio fisico e fisioterapia.

La ricerca ha dimostrato con solide evidenze gli effetti positivi che l’esercizio fisico terapeutico induce sul movimento, sulla stabilità e sulle connessioni cerebrali necessarie per una migliore motilità.
Di seguito riportiamo una sintesi delle principali ricerche sulle terapie non farmacologiche nel trattamento della malattia di Parkinson

The European Parkinson Therapy Centre Applica Neuroterapia Fisica (Neuroplasticità, Neuroprotection, Movimento) insieme con la terapia cognitive, “Applied therapy”, consulenza alimentare, “Motivational therapy”, Tecnica di rilassamento e respiro ecc, in una programma MULTI LIVELLO..

Il protocollo ReGen, sviluppato dal centro, si basa sull’analisi svolta da un gruppo di eminenti Ricercatori e Neurologi, su trattamenti di provata efficacia.

Fasi della ricerca

Sulla rivista Physical medicine and Rehabilitation, nel 1986, è stato pubblicato uno studio condotto da S.S. Palmer, che concluse: “ i risultati per questi programmi di esercizio sono simili. La maggior parte dei pazienti in entrambi i gruppi, hanno mostrato miglioramenti per: passo, tremore, forza di prensione e coordinazione, in attività che richiedevano un controllo fine del movimento.”

La Dr.ssa M.R. Salati dell’Ospedale di Fidenza (Parma, Italia) indica che “nella malattia di Parkinson è utile fin dalle prime fasi effettuare esercizi fisici per migliorare la coordinazione ed il tono muscolare e prevenire l’accorciamento dei muscoli e le alterazioni “in capsular ligamental articulation”. Gli esercizi dovrebbero essere svolti quotidianamente una volta che il paziente è stato adeguatamente istruito durante la terapia riabilitativa.”

Lisa Shulman M.D. e altri ricercatori della University of Maryland School of Medicine e del Baltimore VA Medical Center, hanno scoperto che i malati di Parkinson che camminavano su un tapis roulant ad una velocità moderata per lungo tempo (esercizio a bassa intensità) avevano miglioramenti maggiori nella mobilità e nella destrezza, rispetto a pazienti che camminavano per un tempo inferiore, ma a velocità e inclinazione maggiori (esercizio ad alta intensità). I ricercatori hanno inoltre rilevato miglioramenti nella mobilità e forza. “Questi risultati mostrano che l’esercizio fisico per le persone affette da malattia di Parkinson può fare la differenza nella funzionalità dei movimenti. L’esercizio fisico può infatti ritardare la disabilità ed aiutare a mantenere l’indipendenza,” spiega Lisa Shulman, M.D.

Dr. Lisa Shulman describes her successful research into the effect
of moderate exercise in Parkinson’s patients

Il Dott. Gereke e altri ricercatori della Rhodes University in Menphis, TN, hanno scoperto che l’esercizio fisico può proteggere i topi dall’esposizione tossica. (In altre parole: contro l’agente chimico che distrugge la dopamina, la quale è implicata nel controllo del movimento e dell’equilibrio). Perché vi fosse una protezione completa era necessario esercizio fisico quotidiano prolungato (o sostenuto).

Harvard Medical School. In accordo con la Harvard Health Letter del marzo 2012, l’esercizio fisico può essere uno dei migliori – e meno utilizzati – modi di combattere la malattia di Parkinson. Il Dott. Edward Wolpow, neurologo al Mount Auburn Hospital di Cambridge, Mass., (istituto affiliato con Harvard) e membro del consiglio di redazione della Harvard Health Letter, esorta i suoi pazienti affetti da Parkinson in fase iniziale, ad allenarsi per migliorare la loro forza, equilibrio e resistenza “perché più avanti ne avranno bisogno”.

Secondo le “Multidisciplinary Guideline ‘Parkinson’s disease” di Bastiaan Bloem et al, il morbo di Parkinson costituisce una seria minaccia per la qualità della vita dei pazienti, che in ogni fase della malattia possono vedere peggiorata la loro qualità di vita dal 33% delle prime fasi, all’85% della fase 4.

Secondo il “Parkinson’s outcome project”, il cattivo umore e la depressione sono i fattori che maggiormente influenzano la salute dei pazienti… insieme alla depressione e all’ansia il tono dell’umore ha l’impatto più rilevante sulla qualità della vita.

C’è una relazione importante tra dopamina, aspettative e apprendimento, il potere delle aspettative di orientare le modificazioni cerebrali. Secondo Tor Wager della University of Colorado Boulder and Columbia University:” La ricerca evidenzia le importanti relazioni esistenti tra psicologia e medicina”.

Il Dott. Zigmond et al., della University of Pittsburgh hanno scoperto che l’esercizio fisico riduce gli effetti negativi “indotti dalla neurotossina dopaminergica così come la perdita di neuroni dopaminergici”

Il Dott. Giuseppe Meco, dell’Università La Sapienza di Roma, sostiene che “la pratica regolare, anche degli esercizi più semplici, combinata con la corretta terapia farmacologica, può prevenire i disturbi della motilità causati dalla malattia di Parkinson”

Il Dott. Alberts et al., della Cleveland Clinic, hanno stabilito che pazienti con Parkinson che pedalavano ad una velocità del 30% maggiore rispetto alla loro velocità volontaria (esercizio ad alta intensità), mostravano miglioramenti nella funzionalità motoria, nella coordinazione, così come nella destrezza manuale. Inoltre questi progressi permanevano fino ad alcune settimane dopo il termine del programma di esercizio. Jay L. Alberts ha scoperto quasi per caso quanto possa fare bene andare in bicicletta, mentre viaggiava in tandem attraverso l’Iowa con un’amica affetta da Parkinson. É accaduto qualcosa di sorprendente: sebbene la patologia l’aveva già privata della sua abilità di scrivere in maniera leggibile, la sua amica fu in grado di scrivere il proprio nome in modo chiaro, già dopo il primo giorno in bicicletta.

Cleveland Clinic researcher Jay Alberts found that bike riding temporarily helped alleviate the effects of the disease.

Beth Fisher e altri ricercatori della University of Sothern California sono convinti che l’esercizio possa aiutare a mantenere le connessioni cerebrali, formarne nuove e riparare quelle danneggiate. Suggerendo che, in certe situazioni, la neuroplasticità indotta dall’esercizio nei pazienti con Parkinson, potrebbe superare degli effetti della neuro-degenerazione.

Hirsch (University of North Carolina) e Farley (University of Arizona) in un articolo pubblicato sull’European Journal of Physical Medicine del giugno 2009, si lamentano del fatto che “molti specialisti rimangono ignari” sulla letteratura scientifica che tratta della riparazione cerebrale indotta dall’esercizio.

A Model Community NeuroFitness Center of Excellence for Parkinson Exercise in Tucson, AZ. Sponsored by Parkinson Wellness Recovery, a 501(3)(C) nonprofit organization founded by Dr. Becky Farley. All PWR! Gym programs implement the research-based Exercise4BrainChange framework created by Dr. Farley to truly implement Exercise as Medicine for people with Parkinson disease. We are developing the

Bastiaan Bloem, MD (Radboud University Nijmegen Medical Center, Olanda), un ricercatore del ParkFit Study finanziato dalla Michael J Fox Foundation, il quale misura l’efficacia della promozione di uno stile di vita attivo in pazienti affetti da Parkinson, spiega che le scoperte della Dr.ssa Shulman (vedi sopra) sottolineano l’importanza dell’esercizio fisico nella malattia di Parkinson.

La scala di Hoehn e Yahr per stabilire la gravità della condizione

The European Parkinson Therapy Centre usa la scala di Hoehn e Yahr per il stabilire la gravità della malattia di Parkinson. La scala comprende 5 stadi:

Stadio 1

Sintomatologia parkinsoniana monolaterale (comprendente i segni maggiori: tremore, rigidità o bradicinesia. La compromissione funzionale è solitamente minima o assente.)

Stadio 2

Sintomatologia bilaterale associata ad alterazioni dell’eloquio, modificazioni posturali ed andatura anomala ma non compromissione dell’equilibrio.

Stadio 3

Sintomatologia bilaterale ingravescente, associata a difficoltà di equilibrio. Il paziente è però ancora autosufficiente e la disabilità è lieve o moderata. Può svolgere ancora attività lavorativa.

Stadio 4

Il paziente non è più autosufficiente. La patologia è gravemente disabilitante  anche se il paziente può ancora stare in piedi e camminare senza assistenza.

Stadio 5

Il paziente necessita di una sedia a rotelle o è confinato a letto a meno che non sia sostenuto da un assistente.

Info Utili per te

La ricerca nella lotta alla malattia di Parkinson: movimento, equilibrio, esercizio fisico e fisioterapia.

La ricerca ha dimostrato con solide evidenze gli effetti positivi che l’esercizio fisico terapeutico induce sul movimento, sulla stabilità e sulle connessioni cerebrali necessarie per una migliore motilità.
Di seguito riportiamo una sintesi delle principali ricerche sulle terapie non farmacologiche nel trattamento della malattia di Parkinson

The European Parkinson Therapy Centre Applica Neuroterapia Fisica (Neuroplasticità, Neuroprotection, Movimento) insieme con la terapia cognitive, “Applied therapy”, consulenza alimentare, “Motivational therapy”, Tecnica di rilassamento e respiro ecc, in una programma MULTI LIVELLO..

Il protocollo ReGen, sviluppato dal centro, si basa sull’analisi svolta da un gruppo di eminenti Ricercatori e Neurologi, su trattamenti di provata efficacia.

Fasi della ricerca

Sulla rivista Physical medicine and Rehabilitation, nel 1986, è stato pubblicato uno studio condotto da S.S. Palmer, che concluse: “ i risultati per questi programmi di esercizio sono simili. La maggior parte dei pazienti in entrambi i gruppi, hanno mostrato miglioramenti per: passo, tremore, forza di prensione e coordinazione, in attività che richiedevano un controllo fine del movimento.”

La Dr.ssa M.R. Salati dell’Ospedale di Fidenza (Parma, Italia) indica che “nella malattia di Parkinson è utile fin dalle prime fasi effettuare esercizi fisici per migliorare la coordinazione ed il tono muscolare e prevenire l’accorciamento dei muscoli e le alterazioni “in capsular ligamental articulation”. Gli esercizi dovrebbero essere svolti quotidianamente una volta che il paziente è stato adeguatamente istruito durante la terapia riabilitativa.”

Lisa Shulman M.D. e altri ricercatori della University of Maryland School of Medicine e del Baltimore VA Medical Center, hanno scoperto che i malati di Parkinson che camminavano su un tapis roulant ad una velocità moderata per lungo tempo (esercizio a bassa intensità) avevano miglioramenti maggiori nella mobilità e nella destrezza, rispetto a pazienti che camminavano per un tempo inferiore, ma a velocità e inclinazione maggiori (esercizio ad alta intensità). I ricercatori hanno inoltre rilevato miglioramenti nella mobilità e forza. “Questi risultati mostrano che l’esercizio fisico per le persone affette da malattia di Parkinson può fare la differenza nella funzionalità dei movimenti. L’esercizio fisico può infatti ritardare la disabilità ed aiutare a mantenere l’indipendenza,” spiega Lisa Shulman, M.D.

Dr. Lisa Shulman describes her successful research into the effect
of moderate exercise in Parkinson’s patients

Il Dott. Gereke e altri ricercatori della Rhodes University in Menphis, TN, hanno scoperto che l’esercizio fisico può proteggere i topi dall’esposizione tossica. (In altre parole: contro l’agente chimico che distrugge la dopamina, la quale è implicata nel controllo del movimento e dell’equilibrio). Perché vi fosse una protezione completa era necessario esercizio fisico quotidiano prolungato (o sostenuto).

Harvard Medical School. In accordo con la Harvard Health Letter del marzo 2012, l’esercizio fisico può essere uno dei migliori – e meno utilizzati – modi di combattere la malattia di Parkinson. Il Dott. Edward Wolpow, neurologo al Mount Auburn Hospital di Cambridge, Mass., (istituto affiliato con Harvard) e membro del consiglio di redazione della Harvard Health Letter, esorta i suoi pazienti affetti da Parkinson in fase iniziale, ad allenarsi per migliorare la loro forza, equilibrio e resistenza “perché più avanti ne avranno bisogno”.

Secondo le “Multidisciplinary Guideline ‘Parkinson’s disease” di Bastiaan Bloem et al, il morbo di Parkinson costituisce una seria minaccia per la qualità della vita dei pazienti, che in ogni fase della malattia possono vedere peggiorata la loro qualità di vita dal 33% delle prime fasi, all’85% della fase 4.

Secondo il “Parkinson’s outcome project”, il cattivo umore e la depressione sono i fattori che maggiormente influenzano la salute dei pazienti… insieme alla depressione e all’ansia il tono dell’umore ha l’impatto più rilevante sulla qualità della vita.

C’è una relazione importante tra dopamina, aspettative e apprendimento, il potere delle aspettative di orientare le modificazioni cerebrali. Secondo Tor Wager della University of Colorado Boulder and Columbia University:” La ricerca evidenzia le importanti relazioni esistenti tra psicologia e medicina”.

Il Dott. Zigmond et al., della University of Pittsburgh hanno scoperto che l’esercizio fisico riduce gli effetti negativi “indotti dalla neurotossina dopaminergica così come la perdita di neuroni dopaminergici”

Il Dott. Giuseppe Meco, dell’Università La Sapienza di Roma, sostiene che “la pratica regolare, anche degli esercizi più semplici, combinata con la corretta terapia farmacologica, può prevenire i disturbi della motilità causati dalla malattia di Parkinson”

Il Dott. Alberts et al., della Cleveland Clinic, hanno stabilito che pazienti con Parkinson che pedalavano ad una velocità del 30% maggiore rispetto alla loro velocità volontaria (esercizio ad alta intensità), mostravano miglioramenti nella funzionalità motoria, nella coordinazione, così come nella destrezza manuale. Inoltre questi progressi permanevano fino ad alcune settimane dopo il termine del programma di esercizio. Jay L. Alberts ha scoperto quasi per caso quanto possa fare bene andare in bicicletta, mentre viaggiava in tandem attraverso l’Iowa con un’amica affetta da Parkinson. É accaduto qualcosa di sorprendente: sebbene la patologia l’aveva già privata della sua abilità di scrivere in maniera leggibile, la sua amica fu in grado di scrivere il proprio nome in modo chiaro, già dopo il primo giorno in bicicletta.

Cleveland Clinic researcher Jay Alberts found that bike riding temporarily helped alleviate the effects of the disease.

Beth Fisher e altri ricercatori della University of Sothern California sono convinti che l’esercizio possa aiutare a mantenere le connessioni cerebrali, formarne nuove e riparare quelle danneggiate. Suggerendo che, in certe situazioni, la neuroplasticità indotta dall’esercizio nei pazienti con Parkinson, potrebbe superare degli effetti della neuro-degenerazione.

Hirsch (University of North Carolina) e Farley (University of Arizona) in un articolo pubblicato sull’European Journal of Physical Medicine del giugno 2009, si lamentano del fatto che “molti specialisti rimangono ignari” sulla letteratura scientifica che tratta della riparazione cerebrale indotta dall’esercizio.

A Model Community NeuroFitness Center of Excellence for Parkinson Exercise in Tucson, AZ. Sponsored by Parkinson Wellness Recovery, a 501(3)(C) nonprofit organization founded by Dr. Becky Farley. All PWR! Gym programs implement the research-based Exercise4BrainChange framework created by Dr. Farley to truly implement Exercise as Medicine for people with Parkinson disease. We are developing the

Bastiaan Bloem, MD (Radboud University Nijmegen Medical Center, Olanda), un ricercatore del ParkFit Study finanziato dalla Michael J Fox Foundation, il quale misura l’efficacia della promozione di uno stile di vita attivo in pazienti affetti da Parkinson, spiega che le scoperte della Dr.ssa Shulman (vedi sopra) sottolineano l’importanza dell’esercizio fisico nella malattia di Parkinson.

La scala di Hoehn e Yahr per stabilire la gravità della condizione

The European Parkinson Therapy Centre usa la scala di Hoehn e Yahr per il stabilire la gravità della malattia di Parkinson. La scala comprende 5 stadi:

Stadio 1

Sintomatologia parkinsoniana monolaterale (comprendente i segni maggiori: tremore, rigidità o bradicinesia. La compromissione funzionale è solitamente minima o assente.)

Stadio 2

Sintomatologia bilaterale associata ad alterazioni dell’eloquio, modificazioni posturali ed andatura anomala ma non compromissione dell’equilibrio.

Stadio 3

Sintomatologia bilaterale ingravescente, associata a difficoltà di equilibrio. Il paziente è però ancora autosufficiente e la disabilità è lieve o moderata. Può svolgere ancora attività lavorativa.

Stadio 4

Il paziente non è più autosufficiente. La patologia è gravemente disabilitante  anche se il paziente può ancora stare in piedi e camminare senza assistenza.

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