Quando una “no profit” è una “no profit”?

Alexander Reed,
Presidente dell’European Parkinson Therapy, Italia.

Oh, che rete intricata che tessiamo!

Una “no profit” è ovviamente progettata per dare il massimo beneficio alle persone per il cui beneficio è stata progettata

Recenti articoli ed evidenze indicano che fino al 20% delle organizzazioni benefiche fanno funzionare il sistema solo per beneficiare delle agevolazioni fiscali e delle raccolte fondi.

Le tecniche classiche sono:

  1. Verso la fine dell’anno, il presidente (o altri che possano accedervi), vedendo un utile significativo decide di premiarsi, o di fatturare attraverso un’altra società in modo tale che alla fine dell’anno risulti solo un piccolo profitto; ma chi ne beneficia?
  2. Si crea una piccola no profit con un nome di fantasia, ci si assume il ​​titolo di Presidente e quindi si usa questo titolo sui propri biglietti da visita per promuovere un’attività redditizia. Ad esempio “Presidente del consorzio internazionale di ricerca neurologica”; suona bene ed è una no profit, ma non sarà di aiuto a nessuno o addirittura farà  sprecare del denaro.
  3. Si crea una vera e propria no profit che vada realmente a beneficio degli altri e attiri sponsorizzazioni e donazioni e si imposta il proprio stipendio ad un livello così elevato che la no profit abbia difficoltà a realizzare un profitto  e qualcuno lo fa…

Naturalmente ci sono controlli e bilanci in atto per sovrintendere a tale utilizzo fraudolento ed improprio dello stato di associazione senza scopo di lucro. 

La maggior parte degli enti di beneficenza sono costituiti da membri che possono bocciare qualsiasi tentativo di sfruttare o arginare il sistema (a condizione che i membri stessi non partecipino al gioco). 

Gli uffici fiscali locali sono a conoscenza di queste tecniche e sono in grado di individuare un “indicatore” che segnali l’evidente abuso della legge e della moralità.

Un neurologo una volta disse che stavo “facendo  soldi” attraverso il mio Parkinson. 

Beh, non ci avevo pensato!… farsi venire una malattia incurabile che gradualmente può metterti in ginocchio o trascinarti su una sedia a rotelle con depressione cronica e pensieri suicidi…davvero un’ottima idea! …

NO! 

Oltre ad essere un’affermazione altamente offensiva, è stato quanto meno inquietante vedere quegli stessi neurologi tenere conferenze sul Parkinson a fronte di ingenti somme di denaro!!

Fortunatamente abbiamo un ampio numero di membri, supervisione finanziaria da parte di consulenti finanziari indipendenti ed esistiamo davvero!

Ben 400 metri quadrati pieni di tecnologia e persone sono difficili da perdere e io come presidente e fondatore non prendo stipendio dalla “no profit”, tranne le spese e devo gestire un’altra società (un tour operator) per avere un po ‘di liquidità. 

Inoltre, ho investito ingenti fondi per rendere l’ente benefico quello che è oggi. 

A quanto pare ho sbagliato…ho il Parkinson e non sono pagato per avere il Parkinson !!

Guarda negli occhi delle persone che gestiscono un’organizzazione benefica e ascolta ciò che dicono e ciò che riescono a raggiungere. 

Può darsi che meritino di essere pagati molto di più  (o che meritino di essere pagati!) 

Fidati di ciò che vedi e che sai essere vero.

Alexander Reed

PS: MI PIACE il lavoro con il nostro tour operator (quando il tempo me lo consente !!)